I Sessant’anni dello Zecchino d’oro
Nel caso dei professori era ancora più evidente il distacco, anche se forse i 60 anni erano pochi ad averli già superati. Oggi penso che chi può contare il tempo che passa, chiamarlo per nome, riconoscerlo, ha un’opportunità unica. Poter essere qui con lo Zecchino d’Oro a riconoscere, dare un nome, raccontare una storia così lunga è importante, ha un sapore speciale. Lo Zecchino d’Oro è una fila lunghissima di nomi, di volti che si sono incontrati, intrecciati e riconosciuti attorno all’intuizione di Cino Tortorella e al carisma di Mariele Ventre all’interno dell’Antoniano di Bologna. Visti da lontano sono nomi e storie di grandi: Mariele, Cino, Topo Gigio, Cristina, Veronica, Sabrina. Quanti i titoli capaci ancora di emozionare e far sorridere: Il caffè della Peppina, Le tagliatelle di nonna Pina, Prendi un’emozione, Quel bulletto del carciofo … Ma se anche a te capitasse di prendere dimora in via Guinizelli 3 a Bologna, a quasi 60 anni dalla prima edizione, troveresti una casa abitata e attraversata da tante persone diverse ogni giorno, dalla mattina presto alla sera tardi. Ti sentiresti un po’ come uno di quei bimbi che messi sulle spalle di mamma e papà, riescono a vedere molto più in là.
Quando fra Enrico
apre le porte della chiesa, molto presto al mattino, inizia il suo lavoro in cucina. L’Antoniano è nato lì, attorno alla mensa per i poveri. Per aiutarci e non pensare che, visto che son poveri e devono venire all’Antoniano per mangiare, possiamo anche trattarli un po’ così, abbiamo cominciato a chiamarli ospiti perché ci piacerebbe imparare ad accoglierli come gli ospiti che facciamo entrare in casa nostra. Alessandra, la nostra cuoca, assieme a un bel gruppetto di aiutanti e volontari, è al lavoro fin dal mattino presto e capita spesso che quando casa Antoniano comincia ad attivarsi sia il profumo della cucina ad accogliere chi entra. Dopo le 9.00 il chiostro del convento si anima di una vita colorata. In quel chiostro Padre Berardo e Cino si sono incontrati per portare lo Zecchino a Bologna. Lì si sono dati appuntamento per iniziare. Da lì continua a passare chi entra nello Studio TV per lo Zecchino. Gli ospiti, gli operatori, i volontari passano di lì. Chi per andare in sala di accoglienza dove gli ospiti possono fare colazione e quando fa freddo anche un riparo al caldo per chi, altrimenti non saprebbe dove andare. Dopo le colazioni, la sala mensa da preparare. Ma soprattutto la mensa con il Centro di Ascolto significa tempo da dedicare agli ospiti che un po’ alla volta ci piacerebbe riconoscere come amici. Giulia, Chiara, Giorgia, Alessandro, fra Enrico, Maria, Tommaso ci provano a far sentire a casa Michele, Genni, Antonio perché possano riconoscere un barlume di speranza e ritrovare il desiderio di riprovarci anche quando la vita sembra essere dura e ingiusta, alle volte troppo.
Nel pomeriggio alle voci e alle vite
degli ospiti si mischiano quelle dei bambini. I bambini del Piccolo Coro che più volte alla settimana sotto la guida attenta di Sabrina e la presenza premurosa di Daniela studiano e imparano le canzoni dello Zecchino e si preparano per i concerti. Una formula e un metodo che continua e si migliora di anno in anno, da quando è stato fondato il Piccolo Coro nel 1963. Il vociare dei bambini e dei genitori del Piccolo Coro si incrocia con quelle di altre famiglie, bambini e genitori che frequentano Antoniano Insieme o alcuni dei corsi formativi a cui è possibile partecipare. È proprio una grande casa che diventa più bella quando ognuno la scopre come propria e ci si sente un po’ come in famiglia. E mentre la vita di tante persone si incrocia e alle volte si intreccia c’è chi lavora per trovare le parole giuste delle canzoni, per aggiustare le melodie e trovare le note giuste. Insieme a chi, chiuso nello studio di registrazione, assembla le voci e segue le registrazioni, c’è anche chi prova a organizzare e a tenere in ordine tutto Antoniano, una grande casa.
Come in ogni casa c’è sempre qualcuno
che resta un po’ di più, alle volte perché ci sono degli ospiti speciali da accogliere. Il lunedì sera Teresa, con l’aiuto di cuochi che, invece di stare al loro ristorante, vengono a preparare la cena per degli ospiti speciali, alcuni bimbi con le loro famiglie trasformano la mensa Padre Ernesto in uno spazio dove si fa festa. Più spesso perché ci sono ancora delle cose da finire, qualche lettera a cui rispondere, qualche amico da sentire, e anche quando la segreteria è già chiusa rimangono ancora Angela, Sara, Rosita a concludere forse una lunga giornata che alle volte lascia spazio ad altri che nostalgici si ritrovano la sera a cantare le canzoni dello Zecchino imparate con Mariele quando bambini facevano parte del Piccolo Coro.