Raccogli quello che curi

Cura è la parola del mese di marzo: il messaggio di Fra Giampaolo

Raccogli quello che curi

Cura è la parola del mese di marzo: il messaggio di Fra Giampaolo

Questo mese di Marzo vogliamo dedicarlo a tutti i gesti che facciamo ogni giorno per prenderci cura delle persone che hanno bisogno.

Per un futuro meno faticoso

Immagino
un mondo guarito,
passeggiare e incontrare
vedere volti, stringere mani, abbracciare.

La cura è il vaccino. Una medicina potente per riavvicinarci a ciò che ci è stato tolto. È sicuro, questa cura porta con sé la speranza di un futuro meno faticoso. Nella memoria sono impressi giorni affaticati; settimane, mesi trascorsi lasciando il segno. Fino a qualche anno fa, nelle fatiche, erano sempre stati giorni di passaggio, oggi sono un percorso che si allunga e ancora non ha fine. La speranza dipende dall’efficacia della cura ed è il risultato dei progressi della scienza, di scelte politiche, di investimenti della comunità, di strategie adottate. Sarà una cura per proteggere e aiutare a sopravvivere. Sopravvivere non basta.

I gesti di cura

Vivere domanda rapporti di cura. Ci penso e ritrovo una mamma che tiene adagiato sul suo seno il bimbo appena nato. La delicatezza, la tenerezza, l’attenzione, la premura. Penso al bimbo che vedendo il papà stanco, gli si avvicina e ricorda al padre che ora c’è lui e non dovrà temere più nulla.

Penso a san Giuseppe, lo sposo di Maria, un sognatore che sogna i sogni di Dio e si prende cura di Maria e del bimbo che portava in grembo. Lascia Nazareth e va a Betlemme per il censimento. A Betlemme, trova una grotta, il posto disponibile più adatto dove Maria potesse partorire. Si rifugia in Egitto per scansare la furia di Erode. Dall’Egitto, passato il pericolo, per strade diverse torna a Nazareth, mai stanco di stare accanto, disponibile sempre ad inventare strade nuove per amore di Maria e Gesù.

Gesti di tutti i giorni

Penso a due innamorati che camminano insieme sfiorandosi le mani, la leggerezza delle dita delle mani che si incrociano per rassicurare sui passi da fare insieme. Penso alle parole rispettose e vicine dell’infermiere in ospedale per il malato solo sul suo letto. Ho davanti agli occhi la premura dell’anziano che lentamente prepara la tavola mentre la sua anziana consorte, con l’attenzione di sempre, solo un po’ più lentamente, sta finendo di cucinare per il pranzo. Il papà e la mamma che dopo un’intensa giornata di lavoro non vogliono perdersi neppure una parola del racconto della giornata del figlio. Nella mente, impresse, ci sono le immagini di donne arrivate da oltre il mare con i loro bimbi stretti tra le braccia, disposte a qualsiasi rischio.

Raccogli quello che curi

Una frase delicata di Charles Monroe Schulz, riassume in poche parole un processo che vale il sapore di tutti gli istanti di ogni vita: non raccogli ciò che semini, ma quello che curi.

È questione di sguardi. Quanto è bello quando qualcuno si affianca, prende il mio passo, mi aspetta, mi fa accelerare, mi insegna strade nuove, cambia percorso, mi ascolta, aggiunge parole, mi lascia andare senza perdermi per poi ritrovami. È tempo dedicato. È solo esserci. Il prendersi cura genera bellezza ovunque.