La gentilezza di Gesù
Fra Giampaolo Cavalli racconta la gentilezzaDal Vangelo secondo Giovanni 20,19
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: “Pace a voi!”.
Da soli non possiamo
Il capitolo 20 del Vangelo di Giovanni ci dice che Gesù appare in un momento in cui i discepoli sono insieme, come se il Signore volesse dirci qualcosa sulla possibilità e la modalità che abbiamo di credere. Da soli non possiamo, abbiamo bisogno del fratello, proprio come in tutti i momenti della vita: è nell’incontro con il fratello che diventiamo noi stessi, impariamo ad amare, ad essere gentili, a condividere. Gesù è speciale. La compassione è gentilezza in ogni suo gesto. Riprendendo l’enciclica Fratelli tutti (n. 224), mi immagino come Gesù abbia messo da “parte le sue preoccupazioni e le sue urgenze per prestare attenzione, per regalare un sorriso, per dire una parola di stimolo, per rendere possibile uno spazio di ascolto in mezzo a tanta indifferenza”.
La gentilezza di Gesù
Insomma gentile con tutti. Guarisce gli infermi, si prende cura dei della sete della samaritana, si dedica ai bambini, buono con chi le aveva fatte grosse, con chi non aveva conosciuto amore, con chi era lasciato in disparte da tutti. La sua morte in croce, il suo sacrificio è il suo più grande gesto di amore. In quei momenti tanto faticosi si prende cura di Maria, del discepolo, di chi è crocifisso con lui. Anche lì, la sua attenzione è per chi gli sta vicino. Sarà gentilezza? È amore. Gesù ci ama così tanto, non ci abbandona mai. È risorto. In questo modo ha aperto per tutti un percorso nuovo che non prevede la morte come fine di ogni cosa. Non ci lascia soli.
La parola del Signore
A volte nella vita capita di cadere e che una persona che tiene tanto a noi, ci rimanga accanto in silenzio, per metterci la mano sulla spalla e dirci: «non temere, sono io a prendermi cura di te, non temere». Questa è la Parola del Signore risorto oggi per noi – è la Pasqua, segnata dai riti della Settimana Santa, dai riti della notte di Pasqua, dai battesimi – questo Dio capace di sconfiggere la morte, capace di lasciare vuoto un sepolcro per raccontarci quanto gli stiamo a cuore, ci viene accanto, ci posa la sua mano sulla spalla e ci lascia queste parole: «Non temere!».
Quando cerchiamo il Signore
A volte cerchiamo Dio! Nei momenti più difficili della vita, ci chiediamo dove sia perché non riusciamo più a sentire la sua mano sulla spalla. Allora lo cerchiamo, entriamo nelle chiese, ci aggrappiamo a ciò che ci è stato insegnato, ma è più vicino che mai, non si è mai allontanato, è accanto a noi. Ci copre le spalle, ma noi siamo troppo presi per voltarci. Il Risorto non ama gli spazi chiusi, non è in uno spazio ristretto, non è rinchiuso in una chiesa o in un posto particolare. Il Risorto ama la nostra vita, lì può parlarci di quanto l’amore, la gentilezza renda bella la vita, è la salvezza che lui ci dona.
Una vita piena di gioia
Quanto desideriamo stare bene! Oggi ancora di più, in un periodo di forte incertezza. Desideriamo una vita di gioia e guardiamo al futuro immaginandolo più bello. Tutto questo è possibile. Il Signore crede nella nostra vita è per questo che egli continua a starci accanto. Desidera camminare con noi per fare i passi speciali che ci portano ad incontrare l’altro, ad avere fiducia nella vita ogni giorno, a pensare sempre alla vita come un dono bellissimo.