La parola di ottobre: Abbraccio
Un po’ stordito nell’esuberanza che accompagna i giorni dei giovanissimi, mi immagino Francesco d’Assisi, alla ricerca di un po’ d’aria negli ampi spazi della piana di Assisi. È l’eta dei sogni, dei progetti costruiti sui sogni. Francesco era così. Le sue biografie raccontano di grandi feste fatte di danze e banchetti, di sogni di gloria rincorsi con entusiasmo e determinazione. I bicchieri, i canti, le danze, gli abbracci, i baci di sicuro sono stati tanti, anzi tantissimi. Si divertiva e faceva divertire. Era lui la festa.
La vita di Francesco
Vuol diventar cavaliere facendosi onore in imprese importanti al seguito di uomini grandi, e ci prova. Ma… c’è la fatica, la prigionia, tante domande. Perugia, Spoleto e alla fine torna ad Assisi. Aveva tutto quello che poteva essere desiderato. A far la lista, non gli mancava niente. Un padre con tante possibilità da mettere a disposizione per realizzare i sogni del figlio. Una madre che lo adorava. Tanti amici pronti a far festa con lui. Una casa bella e ben difesa dentro le mura della città. … ma non gli bastava. Si narra amasse star solo, cercasse luoghi solitari e che li frequentasse per tempi prolungati.
Ai suoi tempi c’erano categorie di persone costrette a far sapere del loro arrivo. Qualora qualcuno si trovasse sul loro cammino avrebbe dovuto saperlo per evitarli. Erano persone infette, impure e puzzavano.
Francesco e il lebbroso
Francesco, nel suo girovagare alla ricerca di un po’ d’aria, trovò sulla sua strada uno di questi, un lebbroso. I lebbrosi camminavano portando una campanella, dovevano essere scansati da tutti. Francesco si ferma, lo abbraccia, lo bacia. Quando alla fine della sua vita nel 1226 detta il suo Testamento, ricorda che tutto iniziò con i lebbrosi. La sua vita si capovolge, l’amaro si trasforma in dolce. La misericordia usata verso i lebbrosi trasforma l’amaro in dolcezza. Per raccontare il suo rapporto con Dio parla dei lebbrosi e di una trasformazione incredibile dove ciò che era duro e faticoso diventa l’energia della sua vita. Usare misericordia verso i lebbrosi, lo ha cambiato. Quel primo abbraccio, inizio di una assidua cura, avrà dato sollievo ai lebbrosi, ma di sicuro Francesco è diventato chi non aveva mai immaginato prima. Un abbraccio, un bacio! La sua vita non è più stata la stessa.
Riconoscere la bellezza
Ha trovato dolcezza dove non avrebbe mai immaginato, ha riconosciuto la bellezza che non aveva ancora visto ma che da sempre cercava. Quel passo lo conduce dal rifiuto e dalla distanza e dall’autosufficienza, alla fiducia e all’amore, alla misericordia: verso il prossimo, verso Dio, come pure nei riguardi di se stesso e tutto cambia. Il passo verso il lebbroso fa diventare ciò che era amaro, dolcezza che invade il corpo e l’animo. Senza abbracci la vita non è più la stessa!