Famiglia, sei speciale
Famiglia è la parola del mese di maggioSono tante le parole usate in famiglia. Parole intense, sussurrate e gridate. Parole attraversate da passione, calore, dolore, rabbia, amore. La famiglia è lo spazio dove possiamo essere noi stessi senza se e senza ma. È spazio pieno delle nostre impronte, ovunque. Ne siamo impastati, è il tessuto di cui siamo fatti. Ci sta stretta, ma allo stesso ci piace. Ce ne andiamo, ma poi ritorniamo. A volte ci confonde, ma è sempre una sicurezza. La vita, la morte. Passato, futuro. Soprattutto oggi. È scontata come il battito del cuore di cui ci accorgiamo solo all’apparire del primo affanno.
Vedere nelle mani la vita
Sarà capitato, non solo a me, di toccare e vedere nelle mani la vita. Le mani della famiglia, come sono particolari! Portano i segni di cibi preparati, piatti lavati, carezze, anche di qualche schiaffo e di tanto ancora. Tante volte mani hanno afferrato altre mani per sostenere, spronare, accompagnare, sollevare. Mani plasmate da un grazie, un’attenzione, un rimprovero, un incoraggiamento, una speranza. Mani segnate da altre mani. Mani vive. Mani che accarezzano, mani da accarezzare. Memoria e promessa. Rialzato, spronato, ma anche frenato da mani coraggiose, attente e sempre presenti. Mani calde e sicure, vicine nei primi passi incerti e pieni di vita, anche negli ultimi faticosi e insicuri. Certezza di non essere solo, sempre.
La certezza di un legame
La famiglia, nei volti che la compongono, è la certezza di un legame che ci supera. È più degli entusiasmi, dei fallimenti, delle contraddizioni. È di più. Ma non sempre esiste. Esiste quando al centro c’è l’altro, sia esso il padre, la madre, il figlio, il nipote.
“Grazie”. “Scusa”. “Permesso”. Sono parole protese verso l’altro, distolgono da sé stessi, dalle proprie attese, dalle proprie richieste. Sono parole che Papa Francesco consiglia di usare come pratica normale in ogni relazione, soprattutto quelle più significative, soprattutto in famiglia. Sono parole attive. Finché mi penso come destinatario di queste parole, saranno parole vuote perché attenderò che sia qualcun altro a usarle.
Ogni relazione è sempre da costruire
Alimentano la vita solo se saranno parole che decido di usare, se saranno parole attive.
“Grazie” perché vicinanza e sostegno sono sempre inattesi e non dovuti. “Scusa” perché una relazione, ogni relazione, è sempre da costruire, non è mai conclusa. “Scusa” perché aiuta ad accorgersi di quanto sia necessario decidere di prendersi cura dell’altro nonostante le proprie fragilità. “Permesso” perché nella vita di chi ci sta accanto si deve sempre entrare in punta di piedi, l’altro non potrà mai essere scontato. È terra sacra, si entra scalzi.