Fr. Giampaolo ci accompagna nel secondo appuntamento di questo cammino tra le parole francescane riflettendo su “dialogo”.
“I frati che vanno tra gli infedeli possono comportarsi spiritualmente in mezzo a loro in due modi. Un modo è che non facciano liti né dispute, ma siano soggetti ad ogni umana creatura per amore di Dio e confessino di essere cristiani. L’altro modo è che, quando vedranno che piace al Signore, annuncino la parola di Dio. Perché essi credano in Dio onnipotente padre, figlio e Spirito Santo.” – RegNB XVI,5-7; FF 43
Queste parole sono contenute nella Regola Non Bollata, nel capitolo XVI, intitolata “Di coloro che vanno tra i saraceni e gli altri infedeli” e raccontano l’approccio che Francesco d’Assisi consiglia ai frati, ma certamente come lui si è posto con gli infedeli. Per usare una parola moderna, ha cercato il “dialogo”.
In queste testo riassume la sua visione alternativa alla violenza delle crociate, promuovendo l’incontro e il dialogo come antidoto contro ogni forma di violenza.
Nella vita di Francesco sono frequenti gli episodi in cui ha scelto di andare incontro alle persone e di accogliere chiunque gli si avvicinasse così com’era. Ma c’è un’esperienza che, accanto all’incontro con il lebbroso e a molti altri momenti, racconta con tanta immediatezza la via da lui scelta: l’incontro con Malik-al-Kamil, Sultano d’Egitto.
Il viaggio di San Francesco in Terra Santa e il dialogo col “nemico”
Francesco, durante la V crociata, si mette in viaggio per andare in guerra in Terra Santa. Con i suoi confratelli, sale su una barca di militari e mercanti e raggiuge il porto di San Giovanni d’Acri, nel nord della Palestina (l’attuale cittadina israeliana di Acri) con l’intenzione di incontrare il Sultano d’Egitto. L’incontro avviene, probabilmente, nella tregua d’armi tra agosto e settembre, nel porto di Damietta, sul delta del Nilo. Qui, Francesco incontra un personaggio straordinario, un musulmano e, ancora una volta, per fare questo oltrepassa i suoi confini, le linee che separano i cristiani dai musulmani, il mondo di Francesco da quello del Sultano.
Francesco incontra il Sultano, stanno insieme, parlano, si scambiano doni. Si capiscono. Nasce una storia d’incontro, di relazione, rispetto, attenzione e cura reciproca. Non più un nemico, ma qualcuno con cui costruire un percorso, da cui apprendere, e Francesco porta con sé ad Assisi e nella vita dei frati qualcosa che ha imparato in quella terra.
In questa situazione molto particolare Francesco sceglie, ancora una volta, di andare incontro all’altro, al diverso, al lontano, all’inaspettato.
Questa esperienza sembra racchiusa nelle poche righe della Regola Non Bollata
“…quando vedranno che piace al Signore, annuncino la parola di Dio. Perché essi credano in Dio onnipotente padre, figlio e spirito santo.”
Eh sì, l’incontro con l’altro passa necessariamente da questa disponibilità: considerare l’altro talmente importante tanto da decidere di fidarsi delle sue parole. Anche se sono lontane, diverse, alle volte incomprensibili, inaspettate.
Proprio come leggiamo nell’enciclica di Papa Francesco, sulla fraternità e l’amicizia sociale, dal titolo “Fratelli tutti”, pubblicata il 3 ottobre 2020:
«All’amore non importa se il fratello ferito viene da qui o da là. Perché è l’amore che rompe le catene che ci isolano e ci separano, gettando ponti; amore che ci permette di costruire una grande famiglia in cui tutti possiamo sentirci a casa. Amore che sa di compassione e di dignità».
Così, come ha scritto un bimbo di Marsala nell’ambito della manifestazione Mediterraneamente: “Per amare basta il cuore!”
Un consiglio di lettura per te:
Le fonti storiche ci riportano il dialogo tra Francesco e il Sultano d’Egitto come qualcosa di straordinario per il tempo. 800 anni dopo, Papa Francesco ha firmato insieme al grande Imam di Al-Azhar lo storico Documento sulla fratellanza umana e la convivenza comune, divenuto un documento di riferimento per il dialogo interreligioso.